Fagioli di Casalbuono, amore per la qualità.

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venerdì 8 ottobre 2010

Il Fagiolo di Casalbuono, un pò di storia...

La coltivazione del fagiolo nel territorio Casalbuonese ha radici antichissime.

Secondo il De Condolle - botanico svizzero del 1800, il fagiuolo originario delle Indie orientali e delle Americhe, venne coltivato a Casalnuovo, poi Casalbuono, sin dagli inizi della sua fondazione (1200). I semi vennero poi qui portati dagli abitanti dell’antica Cesariana quando questi qui si trasferirono.
*da notizie varie del Cav.  M. Calabria, sindaco (1956-64, 1970-75)

Sono comunemente considerati un prodotto del Nuovo Mondo, anche se rappresentano un cibo conosciuto ed utilizzato dagli antichi romani e dai greci. Il fatto di essere stati coltivati a Casalnuovo nel 1200  non deve destare pertanto stupore.
Il termine fagiolo, infatti, non è indice esclusivo di specie e varietà ma anche di due generi botanici diversi: il Phaseolus e il Vigna, originatisi in parti del mondo lontane: America il primo ed Africa il secondo.
Per questo i greci e i romani conoscevano il fagiolo dall’occhio (così detto per l’alone che circonda l’ileo), che dal punto di vista botanico appartiene al genere Vigna, lo stesso genere coltivato a Casalnuovo nel 1200; mentre tutte le altre specie di Phaseolus che attualmente utilizziamo, sono giunte in Europa solo dopo i viaggi di Colombo nelle Americhe, ed hanno completamente sostituito il vecchio genere.
I terreni casalbuonesi di origine alluvionale, particolarmente sciolti e freschi, bagnati dalle acque cristalline del fiume Calore (lucano), si sono da sempre prestati egregiamente alla coltivazione di questo straordinario prodotto, diventando oggi rinomate località di produzione.
Altro aspetto che contribuisce alla qualità della coltura è la localizzazione collinare del Comune (661m s.l.m.) che permette durante i mesi estivi di avere temperature difficilmente maggiori di 35 °C, valore che se superiore potrebbe essere dannoso alla coltura provocando cascola dei baccelli, difficoltà di allegagione, problemi all’antesi.
Questo prodotto ha rappresentato per intere generazioni la fonte proteica per antonomasia visto che, per molti anni, la carne rappresentava per lo più un raro sostegno per i giorni di malattia o un miraggio domenicale. Proprio per questo il fagiolo è stato ribattezzato “la carne dei poveri”.

Quotidianamente, i fagioli venivano cotti senza bagnomaria e non si aggiungeva mai acqua fredda per non far subire uno shock al fagiolo che altrimenti si sbucciava e lasciava fuoriuscire la polpa. Si cocevano vicino al fuoco, in pignatta di terracotta perché “dalla terra vengono e nella terra muoiono”. Nella pignatta si mettevano anche fagioli (prima) e patate (dopo a tocchetti).
*prof. Giovanni Novellino, insegnante, ricercatore di storia e tradizioni locali, di Casalbuono

A Casalbuono i fagioli hanno rappresentato una fonte di sostentamento economico per diverse famiglie del paese.
Infatti, servivano sia come merce di scambio per acquistare beni di prima necessità come pane, latte, olio e quant’altro (in ciò che veniva comunemente indicato come “baratto”) sia come preziosa fonte di ricavi economici.

A Casalbuono erano di primissima qualità: i fagioli di Casalbuono non li superava nessuno come sapore e qualità; si facevano sia quarantini sia cannellini. Una qualità speciale erano i “Tabaccanti”: A Napoli solo quelli mangiavano, altre qualità non ne volevano….”
*Prof. Giuseppe Colitti, ricercatore di fonti orali

Le fasi successive alla raccolta del fagiolo rappresentavano ed ancora oggi rappresentano, una sorta di rituale, un’occasione per raccogliersi e trascorrere insieme del tempo, magari per “’ngignare” e far provare il vino nuovo.
U Scucchiulà i fasul, ossia la sbaccellatura, la battitura con un bastone, la ripulitura cu “cirnicchio” e la definitiva nettatura a mano sul tavolo da cucina dopocena nelle lunghe serate d’inverno, sono un vero e proprio rito.
Tradizionale è anche la preparazione del piatto per eccellenza di Casalbuono ossia: “a ‘layanə e fasulə”, e l’organizzazione della Sagra dei “Fasul Scucchiularieddə”, nata nel 1980 ed annualmente riproposta con la passione e l’entusiasmo di tanti Casalbuonesi.

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